Sapevi di Hendrix?

La pioggia sgocciola, imbevendo il pavimento. Slothrop sente che sta per impazzire. Se nella paranoia c’è qualcosa di confortante – di religioso, volendo – esiste anche l’antiparanoia, in cui niente è collegato, una condizione che la maggior parte di noi trova difficile sopportare a lungo.
[da L’arcobaleno della gravità di T. Pynchon]

2001 Odissea nello spazio

2001 Odissea nello spazio – Monolito

 

Avevo solo bisogno di cambiare, come tutti d’altronde.
Solo che divenne un’ossessione, come sempre d’altronde.

Cercavo una valigia dove mettere tutte le mie cose: i libri e basta.
Poi pensai a tutto il resto. Della biancheria almeno e una ressa di oggetti insignificanti da trasportare.
Tutto quello che si era chiuso, finito, caput, crollato, in tutta onestà, me lo sarei portato dietro.
Altrimenti perché la valigia?
I testi e le melodie scritte li avrei portati con me per bruciarli, altrove.

Portami fuori stanotte.
Portami via.
Non ti so dire
cosa mi passa per la mente.
In questo posto
giacciono i resti
della nostra festa.
Sigarette, bottiglie vuote
e cristalli spezzati
fanno da guardia
alla mia voce.
È questo mondo
che non riesce a fuggire
che rincorre ancora
l’impossibile.

Era questo che avevo pensato e, credimi, non ero mai stata tanto vicina alla poesia. Era la parte migliore di me. Quella parte di me che tende al tormento.

Un verso che rende bella una canzone non rende necessariamente bella una poesia.
Non ho il coraggio di dirlo, in fondo lo penso però che se il rock non esistesse, la poesia non se ne accorgerebbe nemmeno.
Mi rattrista, quasi come ogni cosa direi.

– Lo sai che Hendrix era un appassionato lettore di fantascienza?
– Si, mi pare di averlo letto da qualche parte.

Da qualche parte…
Da qualche parte, tutto ciò che è possibile credere non è che un’immagine della verità.

Ho vissuto qui prima, i giorni di ghiaccio,
E naturalmente è per questo che sono così inquieta,
E tornare a trovare le stelle fuori luogo
E l’odore di un mondo che hai bruciato.

E forse più che una passione, era un sogno il suo, come i tuo, o come il nostro.

Senti quei blues della terra raggiungerti, baby!
Non sballarti troppo, per favore ricordati che sei un uomo.*

Sono queste le rivelazioni che non concedo mai, ma sono le stesse che mi fanno continuare a cercare.
Sono sdraiata per terra, adesso. Con lo sguardo fisso sul tetto.
Ti ricordi quando ascoltavamo Neil Young in soffitta?
È quel non guardare nulla per vedere tutto.

Sedicente
 


*Earth Blues – J.H.


 

17 commenti su “Sapevi di Hendrix?

  1. Piero ha detto:

    Che bello! Sono rimasto incantato, credimi. Un abbraccio, Piero

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  2. Laura ha detto:

    Bellissimo, ❤

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  3. Skywalker1951 ha detto:

    Hendrix… un fulmine a ciel sereno nella mia vita musicale!
    Bellissimo il tuo testo, complimenti!

    …È quel non guardare nulla per vedere tutto. ❤

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  4. silviatico ha detto:

    Scorre miele e malinconia con la voce di Neil, se poi ci aggiungi il ricordo di Jimi, allora mi hai ai tuoi piedi, a sognare di paesaggi alieni acidi ed assoli di chitarra più lancinanti, nel fendere lo spazio nero, delle vampate solari…
    Un saluto ed un fiore…

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  5. … assolutamente vero, un verso che rende bella una canzone non necessariamente rende bella una poesia

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  6. beebeep74 ha detto:

    il tuo essere si delinea sempre più … quale sarà la prossima tessera?

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  7. Massimo Orsi ha detto:

    Bellissimo, complimenti. Sono riuscito a distrarmi dai soliti problemi quotidiani per una manciata di minuti… grazie del tuo talento, che condividi con noi tutti.
    Buona Serata
    Massimo

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  8. rosarioboc (Sarino) ha detto:

    hai saputo coniugare poesia e musica come poche volte ho letto. Emozione.

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  9. Piero ha detto:

    Hai una nuova nomination… vieni a vedere… 🙂

    Liebster Award (ricevuto da Lorenza di Bruciami Dentro)

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  10. Nico ha detto:

    Quanti ricordi mi hai fatto rivivere….quando nel mio rifugio di un sottotetto studiavo Hegel come anche Schopenauer, quando tra la verità della dialettica del primo e il dubbio come mezzo per arrivare alla verità del secondo, la dolcissima Comes a Time di Young mi aiutava a guardare oltre la piccola finestra da cui provenivano ogni giorno il suono delle sirene, io dentro il mio guscio, mentre fuori infiammava la protesta di una generazione di giovani oramai stufi del qualunquismo d’accatto.
    Ricordo bene, Camus era sempre presente sul comodino alla mia destra, “Speranze Tradite” di Keynes insieme al “Capitale” del suo acerrimo nemico Marx, erano poggiati sempre sullo scrittoio ricavato da una tavola poggiata su due cavalletti di legno, poi tutti gli altri disordinatamente, Popper, Bacone, Modigliani, von Hayek, Yunus, e tanti altri……

    Forse gli anni più belli……..di una vita vissuta intensamente, anche per gli altri.

    Un abbraccio sincero e una piccola lacrima per avermi fatto ricordare…….

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  11. tachimio ha detto:

    Quando poesia e musica s’incontrano come non rimanere sdraiati con lo sguardo fisso sul tetto? E’ un lasciarsi andare e dimenticare il mondo fuori per rincorrere i nostri sogni.Bravissima cara.Un bacione. Isabella

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