Tutto d’un fiato

Person Throwing a Stone at a Bird – Joan Miro


 
 

Tutto d’un fiato devoto all’infinito
percorre il fiume, da sponda a sponda
non sceglie il suo destino
segue abietto la strada,
va e non sa quanto fosse stella
o chiatta sulla neve rifratta.

 
 

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ESAMI DI MATURITÀ: ANALISI DI UN TESTO (REALE)

Da quando ho fatto gli Esami di Stato, nel lontano 1991, ogni anno, la giornata degli scritti per me è un giorno speciale, anzi forse è meglio dire “era” un giorno speciale, perché fino a qualche anno fa dopo la pubblicazione delle tracce, ne sceglievo una e la svolgevo, così per i fatti miei. Aspettavo con ansia quel giorno, perché a me, sin da bambina, è sempre piaciuto svolgere i temi e anche quando ne sapevo ben poco, scrivevo e scrivevo con l’animo pieno di gioia e con la piena consapevolezza di star volando con la fantasia, uscendo magari fuori tema. Certo nessuno lo avrebbe corretto, ma questo a me interessava ben poco. Il voto ha poca importanza, quel che conta davvero è che era un modo come un altro per farsi ispirare e quindi “scrivere”.
Oggi, forse per mancanza di tempo o forse perché io sono cambiata (non voglio dire cresciuta), non lo faccio più, rimango però pur sempre legata a questo giorno, leggo le tracce e ne scelgo una ed ancora con il cuore pieno di gioia, nella mia mente, svolgo il mio tema. Ecco, io quest’anno avrei scelto questo: Proposta B2: testo tratto da Steven Sloman – Philip Fernbach, L’illusione della conoscenza, (edizione italiana a cura di Paolo Legrenzi) Raffaello Cortina Editor, Milano, 2018.
Per le specifiche ufficiali, vedi nota a margine n.5 nell’immagine a seguire.


che così continua…

Va bene, lo ammetto, ho letto il libro (sapientoni si nasce e secchioni si diventa).
D’altronde nello sviluppo di un tema conoscere il testo ha di certo la sua importanza, ma mai quanto lo spunto di riflessione che lo svolgimento dell’argomento ti impone, non per niente ai ragazzi si chiede proprio “la produzione di un testo argomentativo”. Però il libro lo conosco (giace ancora sul mio comodino) e il titolo detta: L’illusione della conoscenza. Perché non pensiamo mai da soli. Direi che è divertente, non tanto per l’illusione della conoscenza ma per quel “Perché non pensiamo mai da soli”.
Partiamo da qui, il libro è il seguente:

In copertina, come potete vedere, una bici senza pedali, quindi come dire, “se non lo capite così”?
In questo senso il sottotitolo del trattato è emblematico perché non pensiamo mai da soli, così come esplicativa è l’immagine della bicicletta raffigurata in copertina.
Emblematico certo, e invece quel che sembra è che le tracce assegnate ai maturandi siano un po’ guidate, in un certo qual modo infatti, se si presta un po’ di attenzione al testo ufficiale, si nota che non solo tendono ad indicare la via, ma anche quale mezzo usare per poterla navigare. (una bici senza pedali, forse?)
Così come è (im)posta la riflessione (testo quasi del tutto copiato dai siti in cui è possibile l’acquisto on line del libro), sembra quasi che si voglia porre l’accento su una mente scellerata, quella umana cioè che, detta alla carlona, inventa e poi distrugge. Come chiedere quindi ai ragazzi nell’ultimo paragrafo detto “Produzione” (una volta si chiamava “svolgimento”), di sviluppare un “discorso coerente e coeso”, rimane almeno per me un mistero. Il discorso di per sé non ha nulla di coerente, anzi richiede proprio un ragionamento “scomposto” e spero che qualche animo giovane, perspicace e magari gentile lo abbia capito. L’argomento è puramente filosofico/sociologico e quella che gli autori chiamano “intelligenza collettiva”, non è altro che la “conoscenza dispersa” di Friedrich von Hayek (esponente della scuola economica austriaca e Premio Nobel per l’economia “per il lavoro sulla teoria monetaria, sulle fluttuazioni economiche e per le analisi sull’interdipendenza dei fenomeni economici”, che caratterizza il mercato e che segna una differenza fondamentale con la politica, nonché autore de “La via per la schiavitù”, cioè UAU!). Von Hayek, oltre ad essere tutte queste belle cose, si domanda: quali sono le conseguenze politiche dell’ignoranza del singolo? In democrazia le decisioni sono collettive, ma in un senso diametralmente opposto: non disperse, secondo il principio della “divisione del lavoro cognitivo”, bensì centralizzate. Steven Sloman e Philip Fernbach sono due scienziati cognitivi, ed il loro lavoro ci porta proprio alla scoperta dell’ignoranza insuperabile dell’essere umano, senza mai escluderne l’intelligenza, da qui appunto l’illusione della conoscenza.
Per essere più chiara, vi copio paro paro un passo che ho letto qualche giorno fa su un sito (https://www.iyezine.com/steven-sloman-philip-fernbach-lillusione-della-conoscenza), in cui Stefano Spataro scrive: “Nel film Non ci resta che piangere, Saverio e Mario, rispettivamente Roberto Benigni e Massimo Troisi, si ritrovano catapultati alla fine del medioevo. In una scena di circa un minuto e mezzo i due si interrogano su cosa avrebbero potuto inventare in quel passato remoto, utilizzando le loro ovvie conoscenze di uomini provenienti dal futuro. “Tutto si può inventare!” afferma Benigni, ma Troisi, scettico, gli chiede di entrare nello specifico. Così passano dall’ipotesi della lampadina, per la quale Benigni finisce per ammettere la necessità di un elettricista, a quella del gabinetto, sistema all’apparenza più semplice da realizzare, ma che comporta comunque più di qualche problema. Alla fine della scena, i due non riescono a spiegare il funzionamento di due congegni di uso quotidiano della fine del Novecento, e tantomeno a immaginare come realizzarli”.
Aggiungo quindi che entrambi si rendono conto di pensare di conoscere ma in realtà adesso sanno di non sapere.
Il libro di Sloman e Fernbach proprio e solo su questo pone la nostra attenzione, aggiungendo inoltre quanto i social network e questa nostra cultura ormai globale ci porteranno verso l’incauto abbandono del liberalismo, rendendo l’uomo sempre meno umile e quindi sempre meno disposto a conoscere. Il luogo comune vuole che le persone infatti siano generalmente ignoranti, parlano senza informarsi, votano senza afferrare le conseguenze delle proposte politiche, parlano di vaccini, clima e Ogm benché prive delle necessarie nozioni scientifiche. Eppure gli ignoranti sono sempre gli altri. Infatti, se le conoscenze sono oggi altamente specialistiche, sono anche facilmente accessibili; una facilità che crea nell’utente l’illusione di saperne abbastanza da discutere con cognizione di causa.
Adesso quindi rileggete il testo posto ai ragazzi e, ragionando, non vi sembra anche questo un caso di scarsa istruzione? Proveniente proprio da lì dove invece non dovrebbe mai arrivare? E lo spunto di riflessione non è solo mal posto, ma addirittura ingannevole e fuorviante perché indica più un freno che uno stimolo al sapere. Ditemi che ve ne pare: “L’esplosione di una bomba – il contrasto tra conquiste scientifiche sempre più sofisticate e l’uso sconsiderato che se ne può fare […]”. Uso sconsiderato? Quel che illustra la storia e il significato che ne deriva, ecco, io avrei lasciato che fossero i ragazzi a sceglierli. Friedrich von Hayek lo ricordate? Quello UAU di cui sopra? Ha scritto “Verso la schiavitù”, schiavitù che non per forza è sempre solo fisica, anzi spesso si maschera proprio sotto forma di falso paternalismo, statale più di tutto e poi a quanto pare anche scolastico.
Il libro in analisi è un’utile presa di conoscenza dei meccanismi con cui ragioniamo. È una rivisitazione ed un’analisi approfondita del concetto stesso di intelligenza e soprattutto del concetto di conoscenza collettiva che, nel raggiungimento di un obiettivo comune (di per sé meccanismo non del tutto negativo) spesso ci confonde perché non riusciamo a percepire il confine tra il nostro sapere e quello che riceviamo dagli altri, quindi per questo crediamo di conoscere più di quanto conosciamo. È un atto di umiltà quello proposto dai due autori e non credo proprio che il Ministero (=ufficio) dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, lo abbia compreso o ancor peggio semmai lo ha compreso, non lo ha proposto come avrebbe dovuto.
Voglio approfondire, scusate ma ci tengo particolarmente. Il libro pone l’accento anche sulla cosiddetta “echo chamber” e che sarà mai? L’echo chamber è quella condizione in cui le informazioni si rafforzano in quanto ribadite dentro un sistema definito. L’esempio più stupido di echo chamber che mi viene in mente è Facebook: luogo virtuale in cui ti ritrovi a discutere in una cerchia di amici, che in quanto tali, bene o male la pensano come te. Vuoi o non vuoi quindi la globalizzazione e/o la crisi economica (chi più ne ha, più ne metta) creano un’ideologia autorinforzante, che sempre più si discosta dal libero pensiero e da quel potenziale contributo che questo trasporta con sé.
La Brexit (avete presente no? perché altrimenti di che stiamo parlando?) è un chiaro esempio invece di quanto l’intelligenza collettiva sia veramente, ma veramente stupida, perché bisogna avere l’umiltà di capire che non tutti possono prendere delle decisioni su temi spinosi (terminologia spicciola) e difficili, deve farlo e sottolineo deve, chi è competente. Io ad esempio, lo dico e lo scrivo, non lo sono.
Dell’illusione della conoscenza collettiva quindi (e non individuale) bisogna esserne consapevoli altrimenti rischiamo di travisare appunto lo sviluppo raggiunto, provocando così un disastro sul piano collettivo.
Non vorrei citare Platone (“conosci te stesso”, animale limitato e ignorante che non sei altro) e allora citerò mio nonno che diceva sempre: “ognuno col suo mestiere” ed io aggiungo (visto che la verità sta nel mezzo) che ogni volta che prendiamo una decisione, più che mai quando abbiamo una responsabilità della decisione (vedi il l’ufficio di cui sopra) dobbiamo imporci (e non imporre) di pensare e di spiegare il perché e dobbiamo vagliare sempre le nostre possibilità. Siamo caduti nel paradosso del paradosso: l’insieme di tutti gli insiemi (siamo noi tutti) che non appartengono a sé stessi appartiene a sé stesso se e solo se non appartiene a sé stesso (Il paradosso di Russell) e sempre e solo la libertà delle libertà (la scelta di ciò che è bene e di ciò che è male), liberata dal paternalismo e fondata sul sapere, potrà essere la strada verso la più giusta delle conoscenze: il nostro caro e bene amato sapere.

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Anamnesi

La persistenza della memoria – Salvador Dalí

Mai avrei creduto
potesse fermarsi
quando ignobile sparisce
sotto i miei occhi
nel deserto del pensiero
prima, e
della memoria poi.

 


Heart-Shaped Box – Ramin Djawadi


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