All’orizzonte il cielo è di un rosso inferno,
vorticante nelle oscure resse
la tramontana al gran ballo delle nubi
soffia in un tenebroso flutto.
Passano stridenti e sfuggenti gli uccelli intorno a me,
tornano ad un mondo remoto,
un mondo stupido come il rimpianto.
I lampioni per strada segnano ogni mio passo:
è un movimento che sfida il destino
e minaccia quel tempo impazzito
guidato da un’ora furiosa che avida avanza.
Adagiata al dolore, ho un sapore amaro in bocca
è un sapore di carcassa che risale dal cuore alla laringe.
Un gemito dagli spiriti persi sfugge dalle mie labbra roventi:
quello che chiedo adesso è di più, molto di più
di uno sguardo o una parola,
quello che chiedo adesso è vita.
Non toccherò mai con mano il mio cuore,
non gusterò mai la mia anima
fino a quando morirò,
fino a quando non penserò più a niente
e non ricorderò più nulla
e mi sentirò come un pozzo nelle cui acque
la notte ha abbandonato le sue stelle.