Immobile

Abbott Handerson Thayer 69 / 92 Copperhead Snake on Dead Leaves (1915)

Immobile
sosto nel mio essere
isolata in un cerchio stretto
tra un carico di briscola
e un lungo arrocco
guardo le rondini
volare da lì a qui, da qui a lì.
Non ho pianto per questi morti
ma la mia voce non riesce a tacere
la ferita è più d’una
per individui distinti
colpiti
con l’inganno nel vento
da un invisibile vuoto.
Forse è arrivato il momento
di non vedere
dopo il silenzio è tornato l’affanno
per altri forse, ma non per me
che se vedo, guardo
e non c’è conforto alla tristezza
con solo il cielo negli occhi
rimango ferma nel giorno.
Non c’è altro tempo
che possa passare
nulla potrà riprendere quei passi
perché sono morti,
incredibilmente morti.

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𝗟𝗮 𝗺𝗮𝗴𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗶 𝗮𝗶 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗼𝘃𝗶𝗱 𝟭𝟵

Normalmente noi abbiamo a che fare con certe grandezze, e la nostra immaginazione può spaziare da un migliaio di volte maggiore ad un migliaio di volte minore.
Ricordo di aver letto, tantissimi anni fa, un bellissimo articolo a tal proposito sulla rivista “Le Scienze” in cui vi era scritto che Mille più o meno, sembra poco, ma non lo è. Una persona abituata a pensare a cifre intorno ai 10.000-100.000, si rende conto di quanto siano cento milioni, ma già 10 miliardi significano poco, 1000 miliardi è come se non significassero nulla. La mente umana non riesce proprio a “visualizzare” nè un valore, nè l’altro.
Più o meno è come se fossero la stessa cosa.
La neuroscienza studia questo fenomeno chiamandolo “subitizing”, è un processo di subitizzazione (comprensione immediata) dei numeri che nei bambini deve essere stimolato per far sì che questi man mano ne raggiungano l’immediata comprensione, per gli adulti (a meno di casi del tutto eccezionali) invece, anche attraverso una serie di stimolazioni, si arriva ad un punto oltre il quale non si può andare. Visualizzare, immaginare e comprendere i numeri si può, ma fino a un certo punto.
In Italia per Covid 19, fino a ieri, ci sono stati 𝟐𝟑.𝟔𝟔𝟎 morti. Molti di voi si ricorderanno bene quando arrivammo a quota “mille” o “cinquemila”, ma a parte la grandezza del numero in sé, pochi si ricorderanno di quando è stata raggiunta quota 11.000 o appunto 23.000 e man mano che il numero salirà la nostra comprensione del numero diminuirà. Fino quasi a sparire.
La nostra mente inoltre ha dei tempi ben stabiliti per superare shock e paura, se il fenomeno è lontano (figuriamoci se invisibile), cioè se non ci coinvolge personalmente, i tempi saranno molto più brevi (15-20 giorni al massimo) e la nostra capacità di adattamento farà sì che quel fenomeno ripetendosi, ancora e ancora, diventi sempre più accettabile.
Quindi 𝟏𝟔𝟔.𝟐𝟎𝟓, che sono invece i morti nel mondo per Covid 19, per la nostra mente, per il tempo passato, per il nostro sistema di adattamento, hanno quasi del tutto perso il loro significato.
È triste, lo so, ma i giornali e i telegiornali (a meno di varie strumentalizzazioni di singoli casi) adesso spostano la nostra attenzione su Conte vs Salvini, su Regione vs Regione, su Italia vs Europa, su Stato vs Stato. Sembra che addirittura ci sia una sorta di gara in atto tra chi ha avuto meno morti, meno ricoveri e meno casi positivi.
Sono 𝟑.𝟖𝟖𝟐.𝟎𝟎𝟐 i casi accertati nel mondo. Un numero per noi incomprensibile ed anche inimmaginabile. Per farvi un esempio pratico in un pacco di riso da 1kg ci sono all’incirca 52.600 chicchi e quello che la nostra mente riesce a vedere non sono tutti i chicchi sparsi, ma solo il pacco in sé.
Vero è quindi che la nostra cognizione e, di conseguenza, la nostra paura, sono diminuite, ma almeno per me, la sensibilità rimane costante e tale deve rimanere anche la nostra attenzione e il nostro senso di responsabilità, perché le conseguenze sono chiare a tutti e se mentalmente non riusciamo a vederli, affettivamente non dobbiamo mai dimenticarli.
Ci sono dei casi al mondo in cui lo spirito di adattamento non coincide con lo spirito di sopravvivenza e questo è uno di quelli.

Così, tra pietra e pietra [di Luis Sepulveda]

“Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.

Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.

Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell’udito.

Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.

Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.

Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.

Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.

Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.

E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo nella serena
e inquietante calligrafia dei tuoi occhi.”

Luis Sepulveda