Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Ricordavo questa poesia di Montale da una lezione di scuola: potremmo dire che sia il racconto di una tentazione, una tensione verso la “cosa-in-sé”, negli esiti più pirandelliana che kantiana; ma facendo attenzione a non finire come Vitangelo Moscarda, pur avendone ripetuta l’esperienza, o come il prigioniero della caverna platonica. Meglio andarsene “zitto”, tenere il “segreto”: il mondo spesso non è pronto.
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Grazie per questa bella poesia di Montale. Un bel regalo davvero. Ti auguro di passare una buona Pasqua. Con affetto ti stringo in un abbraccio. Isabella
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Ho amato Montale…
A scuola lo portai agli esami.
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